ostello di bologna o dell'essere fuori posto.

un paio di anni fa, con una collega e il suo fidanzato di allora siamo stati a una importante fiera di settore a Rimini. Sulla via del ritorno abbiamo deciso di fermarci due giorni a Bologna, non so per quale motivo colti da una botta  di gioventù, eravamo tutti abbondantemente over trenta, abbiamo preso una tripla in ostello. Tutti e tre abbiamo frequentato ostelli, campeggi, sedili posteriori delle auto e bivacchi in casa di semisconosciuti e sappiamo usare le cartine.
Il posto è cheap l'accoglienza pure, considerate che venivamo da tre giorni di "dottoressa carissima" "sua signoria illustrissima" " eminenza mi dica se le prude l'orecchio che glielo gratto io", ci affacciamo alla sala comune e troviamo due vecchi fricchettoni olandesi, perfettamente a proprio agio fra un bel numero di ventenni dai quali arrivava distintamente odore di fumo e puzzo di piedi, siamo rimasti impietriti sull'uscio nessuno di noi tre è entrato, siamo andati alla macchinetta automatica a prendere il tè !
Saliamo in stanza e verifichiamo che essere attempati rispetto alla media non ha impietosito il gestore che ci ha rifilato tre deliziose brande sfondate, nel buio della stanza ( ma chi si ricordava che non ci fossero manco due lucine da comodino* secondo voi? nessuno) si sentiva solo Yuri cristonare e maledire il mal di schiena che sarebbe arrivato. Nella notte i nostri vicini hanno fatto abbondante conversazione nei corridoi illuminati come il miglio verde fumando felici produzioni maghrebine, il fatto che alla porta mancassero due dita abbondanti per arrivare a terra faceva sì che luce molesta e fumo invadessero la stanza,sento ad un certo punto Svetlana che si alza, spalanca la porta e intima ai "giovani" di sparire "che qui c'è gene che ha lavorato", io e Yuri piegati dal ridere!
La mattina dopo siamo andati via veloci come razzi mentre Yuri facendo il verso al vecchio milanese ripeteva "drogati drooooogaaatiii" infilandoci in auto vediamo che tutti gli altri ospiti erano alla fermata del bus.
Siamo stai inopportuni e molesti gli uni per gli altri, ma quelli fuori posto eravamo noi. Ad Aprile Svetlana e io siamo state a vedere la mostra di Matisse a Brescia: due camere singole.

Ecclesiaste 3. 1 Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.


dai primi commenti capisco che abbiate capito che disdegno un "tiretto", non è così, ma in quel contesto lì desideravo solo un vaporetto 100° e se ve lo dico io che ho una rubrica pulp.... 


*non c'era traccia di comodino alcuno.

Commenti

Owl ha detto…
Già... io evito i posti in cui ero a mio agio quando avevo vent'anni, mi deprime troppo vedere che non me ne va più mezza!

Però un tiretto? No eh?
Pentapata ha detto…
@ owl oh certo, su un divano comodi, su una panchina all'aperto. Ammassati con la puzza di piedi, di vestiti sporchi non ce la faccio più.
Anonimo ha detto…
Ma non era un albergo... Era la casa del "Conte Olaf"....

@Quoto Owl sul tiretto!!! :)
mammainverde ha detto…
Non riescono mai bene i ritorni al passato. Però mi ha fatto tanto ridere leggerlo. :)
mammapellona ha detto…
No, appunto, perchè se mi disdegni un tiretto non ti leggo più!
Unknown ha detto…
scusa se sono venuta a curiosare nel tuo blog.. mi è piaciuto..molto il titolo sicuramente insolito..così eccomi qua...leggere quello che scrivi..è un piacere sei bravissima..
Anonimo ha detto…
quelli sono i momenti migliori per un serio esame di coscienza e per ricominciare a sballare.....

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