Culla, Giuan e Bruna, questa è l'altra storia.
Ve lo avevo scritto, frugando fra le foto per cercarne una dello zio Giuan ne ho trovata una di lui, la moglie, zia Nicoletta, e Bruna loro figlia. Li vedete qui sopra. Lo so è un po' funerea, ma se fosse appena finita la guerra, aveste solo due vestiti voi non sareste molto più belli. Avevano credo più o mneo trent'anni che quando lavori da che ne avevi 10 e ti fai un po' di anni in guerra non aiuta, no no. E poi le foto, te le facevi al matrimonio e quando nascevano i figli, essere naturale non era previsto, credo che zia senza occhiali non sapesse nemmeno riconoscersi le mani.
Guardavo la foto e pensavo, no questa con tutti e tre non va bene, ma magari la scannerizzo e poi ritaglio solo lui.
A quel punto mi è passato per la testa un lampo che è partito da una foto ha fatto il giro del web ed è tornato da me.
Non potrò mai trovare nelle foto di famiglia, una foto di Bruna più piccola di come la vedete qui. Bruna è arrivata così in casa degli zii, grandicella - 4 o 5 anni - trottando sulle sue gambette. Bruna è figlia adottiva.
Questa cosa la so da sempre, ma è sempre stato talmente un fatto normale, che nessuno ne parlava perchè a nessuno importava, dire che Bruna era adottata aveva la stessa valenza di dire che fosse nata podalica, cioè ora sei qui sei con noi, sei una di famiglia, da dove arrivi non ci interessa.
Adesso vi ammorbo con una storia di famiglia, che rende i personaggi molto moderni, molto aperti tanto da farmi pensare che quelle persone lì poco scolarizzate, con la quinta elementare al massimo, avevano una forza nei fatti e non nelle parole che sarà difficile da eguagliare. La storia di Bruna la so perchè metto insieme quello che ho sentito in 37 anni da mia nonna e quello che io so di lei, Bruna infatti vive a cinquanta metri da casa mia nella città del chinotto, perciò prendetala così come un riassunto strampalato.
Nicoletta, detta Culla, è una delle sette sorelle di mia nonna, ci fosse ancora avrebbe quasi cent'anni e suo marito qualcosa di più. Aveva subito l'asportazione di un rene in anni in cui vi lascio immaginare cosa dovesse essere la chirurgia, i bambini che desideravano non arrivavano e di indagini a quel tempo non se ne facevano: eri sterile e stop. La spietatezza che si aveva anche con se stessi fino al punto di essere molesti non era roba da poco, se oggi si hanno gli occhi puntati addosso se non si hanno figli, immaginatevi negli anni '40, se non avevi figli il tuo destino era accudire i vecchi, nonna lo dice come rispolverasse le regole di un gioco che una volta conosceva bene.
Culla e Giuan, decidono di adottare, tutti pensano bene, si porteranno a casa un bel bambino che porterà il nome del nonno e farà il lavoro del papà, un po' operaio un po' contadino come tutti all'epoca.
Nonna mi racconta che subito dopo la guerra gli orfanatrofi, brefatrofi come li chiama lei, erano zeppi di bambini, orfani di guerra, abbandoni perchè le famiglie non riuscivano a fare fronte al sostentamento, figli illegittimi indesiderati, si andava lì, si sceglieva, si compilavano delle scartoffie e in qualche giorno ti portavi a casa un figlio, più o meno come potremmo fare oggi al canile con un amico a quattro zampe. Sembra che ci fossero molti neonati, moltissimi i più grandi, oltre una certa età - credo si parli di pubertà - venivano spediti in convento e in seminario, a meno che qualche titolare d'azienda non li prendesse come operai e li accogliesse nelle case dei dipendenti. Torniamo alla storia, gli zii partono, vedono e decidono e tornano con Bruna.
Stupore di tutti, potevano scegliere e non hanno scelto un maschio, potevano scegliere e non l'hanno scelto piccolo, diciamo che hanno sbagliato su tutta la linea per il comune pensare. Femmina e grande.
Bruna ha una faccia "pericolosa" ancora adesso che galoppa per i settanta e una erra arrotata originalissima ( femmina, grande e con un difetto di pronuncia, si fa per dire eh), non doveva essere difficile essere colpiti da lei, e lo zio con quella faccia da duro deve essere capitolato all'istante.
Dei molti figli delle molte sorelle e fratelli, due, di mia nonna solo Bruna e mia madre hanno studiato, come dice la nonna "non è che le abbiamo fatte per fare le serve", Bruna ha fatto l'infermiera, reparto maternità tutta la vita, ha fatto il primo bagnetto a tutti noi nipoti, tutti abbiamo una foto con lei e noi a mollo in una bacinella blu. Culla era culo e camicia con mia nonna, era tutti i pomeriggi a casa di nonna dove ero pure io, mai sentita dire una parola su sua figlia che non avrei potuto sentir dire da qualunque altra zia, e Bruna, mi racconta mia madre, non ha mai detto una parola contro la madre più di quanto io non abbia fatto con la nonna.
Bruna conosce la madre biologica, l'ha voluta conoscere, e l'ha conosciuta. Nulla è cambiato, la madre naturale non la voleva e l'ha data a qualcuno che tanto la desiderava e attendeva.
La loro famiglia era così, tre arrivati in quella casa sulle proprie gambe, arrivati per restare, per restare insieme.
Bruna, dopo lo choc iniziale - che conoscendo il pragmatismo contadino della famiglia di mia nonna deve essere durato 5 minuti - è diventata la figlia di Culla e Giuan, che sì, hanno avuto una bambina.
Nessuno mai ha pensato a lei come altro da noi, al punto che quando il secondo genito di Bruna ha sforato il metro e novanta di altezza tutti si domandavano chi in famiglia fosse così alto, questa mi è tornata in mente perchè io ero presente e oggi mi fa ridere tantissimo e mi fa pure tenerezza.
Bruna ha la battuta pronta e lo sguardo fulminante di chi ancora oggi potrebbe suonare i citofoni e scappare.
Bruna è la figlia di Culla e Giuan, due persone che hanno lavorato, provato, sfidato e ottenuto.
E' una storia come molte credo, la dedico a tutte le blogger che provano e aspettano, da dentro e da fuori, vi auguro una famiglia così, un intreccio di strade più o meno biologiche che formano un nodo indissolubile.
p.s. tranquilli ci sono foto dove ridono e sono naturali, ma il giorno del parto si sa, si è provati ed emozionati.
Commenti
grazie Penta.
tanto di cappello.
:)
Brava.
emozionante la dedica.
:-)
belli che sono, loro tre, famiglia.
mi associo all'augurio e ci metto anche un abbraccio
Ho trovato questo tuo post perché ho trovato il link su Twitter, e credo proprio che avrò voglia di continuare a leggerti.
Grazie Penta, anche per l'augurio finale. Mi hai commossa e in questi giorni di scorza dura non è facile entrare. Tu ci sei riuscita, inconsapevolmente.
E' una storia bellissima, ma tu l'hai raccontata con grande sensibilità e affetto. Grazie per averla condivisa.
grazie!!!
quello che piu' mi e' piaciuto e' il concetto di "normalita'", la non importanza della provenienza... spero che sia cosi', un giorno, anche per i nostri famigliari...